Nel mentre sta andando in scena nelle piazze e nei teatri di altri Comuni  la riedizione di un grande successo teatrale portato in scena alcuni anni fa dal Gruppo Seleno, di cui il nostro intervistato è il Presidente,  sta per uscire in edicola (sarà presentato il 31 luglio nella Villa Comunale) anche l’ultimo suo libro dal titolo “NOVELLE SOTTO IL CAMPANILE” (storie Monteiasine tra fantasia e realtà). Parliamo del nostro compaesano Francesco Domenico Matichecchia, autore di numerose Commedie, nonchè scrittore di precedenti libri e Poeta.

Per l'occasione, aspettando di leggerlo, abbiamo voluto chiederli alcune anticipazioni.

 D. Perché tale titolo?

R. Perché il campanile è il simbolo del nostro paese, è la prima cosa che si materializza nella mente, quando si è lontani e si è assaliti dalla nostalgia.

E’ ciò che vedi in lontananza al momento del ritorno da qualunque parte tu  arrivi.

“Campanile da secoli discreto e silenzioso testimone di fatti e misfatti perpetrati alla la luce del sole o nell’oscurità della notte.”

 

D. Di cosa tratta?

R. Sono delle novelle, dei racconti su fatti e personaggi del nostro paese.

 

D. Fatti realmente accaduti?

R. Fatti accaduti, ma che ho avuto l’ardire di cesellare o imbastardire con spruzzi d’immaginazione.

Lascio al lettore il compito d’individuare la linea di confine tra l’amara realtà e l’illusoria fantasia.

 

D. Chi sono questi eroici concittadini?

R. Non credo siano eroi, sono uomini o donne normali, che non sono emuli di Alessandro Panagulis, Lec Walensa, Nelson Mandela o altri valorosi esponenti del genere umano del nostro tempo, ma individui normali, legati alla vita di ogni giorno, con la schiena arcuata dalle fatiche, impossibilitati a fermarsi a pensare. Storie di uomini che hanno vissuto la vita senza grandi sogni nel cassetto, costretti per cultura e condizione sociale a subire gli eventi piuttosto che a condizionarli.

 

D. È possibile conoscere qualche nome?

R. Certamente. Fra i dieci racconti, spiccano le storie di Maria Lagioia (essere una militante Comunista nel decennio 1946>1956 non era conveniente, specialmente se si aveva un marito in carcere), di Giovanni “Scarpino” (un uomo limitato per cultura e condizione sociale che ha saputo ingegnarsi in tanti mestieri per combattere una povertà congenita).

Si parla anche dell’ignobile trattamento riservato al quel galantuomo del dottor Andrea Torrente da parte dei cittadini di Monteiasi in occasione del suo funerale e tanti altri personaggi di cui sono citati i soli nomi, ma che sono facilmente individuabili all’interno della nostra comunità. 

 

D. Quanti sono i  racconti?

R. Sono 10 novelle spalmate su oltre 230 pagine, corredate anche da qualche fotografia, che possiamo così elencare:

1) La Sinnichèssa ( retroscena, intrighi e speranze che hanno portato all’elezione a

    Sindaco di una donna)

 2) Monteiasi… popolo ingrato (la dignitosa e silenziosa dipartita del dott. Andrea

     Torrente)

 3) Anima Rossa (la vita straordinaria di Maria Lagioia)

 

 4) Gina e Giovanni Scarpino (vita di Giovanni Marinelli, i suoi mestieri e soprattutto

      le sue “imprese”)

  5) Il sorriso olandese (l’avventura in Olanda di due monteiasini  fra le vetrine a luci

      rosse di Amsterdam)

 6) Il richiamo della foresta (il ritorno a Monteiasi dopo sette anni di un emigrato al

      nord)

 7) Vendetta grezza (l’orgoglio di essere italiano ed emigrante in Germania  durante i

      mondiali di calcio 2006)

 8) Gente ospitale ( un equivoco divertente)

 9) Carne in scatola (gustare della carne in scatola… ma non era la “Simmenthal”)

10) Altra generazione (il conflitto fra generazioni che si ripete ciclicamente)

 

D. Ogni tuo lavoro, dalle commedie (ben 13 tutte rappresentate e molte delle quali tradotte in altri dialetti), ai due precedenti libri (rrobba ti paisu – raccolta di poesie dialettali e Senza onori e senza medaglie – storie vere di veri uomini di Monteiasi) sono rappresentate vicende che hanno come comune denominatore Monteiasi: la lingua parlata, le vicende, i suoi personaggi. Possiamo definirti il cantore di Monteiasi?

R. Diciamo che sono molto legato al mio paese ed alla sua gente. Amo Monteiasi. Se poi sono il suo cantore lo dovranno stabilire gli altri.

 

D. Qual è l’opera  più bella che hai creato?

R. E’ come chiedere ad un padre a quale figlio vuole più bene.

Diciamo che sono particolarmente legato a due commedie che mi hanno fatto conoscere al grande pubblico del teatro dialettale: “Ciccillo la Scheggia”, che oltre ad essere stata tradotta in vari dialetti è stata rappresentata nel Teatro “Litta” di Magenta (MI) e nelle due serate di rappresentazione ha registrato il tutto esaurito, e “Megghiu tarde ca maij”, che il giorno di Santo Stefano del 2004 è stata interamente trasmessa in prima serata da Studio 100 TV nella versione della compagnia teatrale di Manduria. Inoltre, non posso non ricordare ed essere orgoglioso delle due vittorie al Festival della Commedia Jonico-Salentina.

 

D. Quale sarà la prossima fatica?

Attualmente sto lavorando ad una nuova raccolta di poesie in vernacolo e ad una nuovo libro di novelle, ma dovrò fermarmi perché dovrò scrivere la commedia per la prossima estate. Ho preso impegno con gli attori dell’Associazione SELENO e voglio mantenere fede alla parola data. 

 

Aspettando di leggere questo suo ultimo libro, che ricordiamo sarà presentato nella Villa Comunale il 31 luglio,  e di assistere alla commedia “Megghiu tarde ca maij”, che a monteiasi sarà ripresentata con nuovi attori l'11 agosto prossimo nell'ambito del "Palio",  lo salutiamo con il classico "in bocca al lupo", anche se per il successo che ha sempre accompagnato i suoi lavori siamo convinti che anche in questo 2008 il Lupo "creperà"