Si sono svolte, dal 28 al 30 agosto 2006, le tre serate che hanno visto
protagonista il Gruppo Anonimo ’74 nella parte finale del programma “Vivi
l’estate” indetto dalla Amministrazione Comunale retta da Anna Rita Leone.
L’esordio più avvincente ha avuto luogo con un remake esplorativo nella storia,
nel costume, nel linguaggio –dialetto arcaico ormai in disuso -, trasferiti
secondo il testo narrativo scritto da Aldo Galeano in una performance dal sapore
teatrale egregiamente animato e drammatizzato da Lino Patrono (Cheluddu), A. G.
(Sepp’Antoniu), Leonardo Ferrannina (Minichicchio), Anna Maria Monteleone (Minodda),
Pina Cesare (Ddulirata), Cosimo Maranò (Don Pascalinu), Giovanna Matichecchia (Ancilecchia),
Giovanni Matichecchia (il postino).
Il lavoro ha goduto del consenso dei numerosissimi spettatori, presenti peraltro
in tutte e tre le serate nell’ampio marciapiedi di piazza Mercato reso, per
l’occasione, in arena centrale al paese godibile anche per il fresco serotino.
La seconda serata ha avuto per protagonista le cave di pietra e le "fornaci"
esistenti nella zona "la Carcara", il lavoro che vi
si svolgeva per la produzione della calce, i problemi legati
all’approvvigionamento del carbone che in particolare nel corso del secondo
periodo bellico veniva a mancare per la difficoltà dei trasporti e delle
relazioni internazionali legate agli eventi di guerra. Il canovaccio della
narrazione interpretata da Giacinto Cesare nella parte del ragazzo
intervistatore e da A. G. nella parte di tatanonnu che riferisce delle vicende
dell’epoca legate all’attività industriale dei locali imprenditori Giuseppe Strusi e
Giovanni Corrente, è ripreso proprio da una intervista reale avvenuta nel lontano 1985,
allorché Ciro Matichecchia, già novantenne, riportava alla luce le sue
avventure personali nelle vesti di fornaciaro e del complesso mondo
socio-economico che sorreggeva le sorti della popolazione di allora. Giuseppe
Quaranta (ragazzo) ha scandito i tempi della narrazione battendo su una pietra
di calcare duro il martello dentato tipico degli scalpellini e in possesso del
Gruppo tra i tantissimi altri reperti della civiltà contadina e artigianale in
attesa da decenni di una sede propria per l’allestimento e l’esposizione al
pubblico.
La calce di Monteiasi veniva portata fin giù al Mar Piccolo da dove con i
velieri raggiungeva i punti nevralgici delle grandi opere allora in fase di
edificazione nel capoluogo, vedi palazzo del Governo, ma ancor più e meglio le
coste joniche della Calabria fin dove Giovanni Corrente intratteneva rapporti
commerciali con le popolazioni di quelle terre. Per il suo ruolo di industriale
fu nominato cavaliere dal re Vittorio Emanuele III.
Lo svolgersi della “tre sere” ha raggiunto il massimo dell’escalation culturale
con l’ultima delle tre che ha annoverato ospiti d’eccezione per la trattazione
dei temi più vari legati sempre e comunque all’attualità, all’arte, alla poesia,
all’ambiente, alla danza, alla musica, alle tradizioni popolari.
Difatti, l’esordio di Emanuele De Vittorio di Crispiano, componente storico dei
Febo Armonici, ha scandito da par suo i ritmi ammalianti e coinvolgenti di uno
dei suoi strumenti preferiti ( il tamburello) dando il via all’esibizione di
tante ballerine preparate egregiamente per l’occasione da Anna Grazia Quarta.
Giuseppe Todaro, presidente f.f. della sezione provinciale di Italia Nostra ha
sostenuto tra l’altro, la necessità di sottrarre il più possibile i terreni alla
smania di edificare che sta portando alla riduzione considerevole del suolo da
sfruttare per le coltivazioni e ad irrefrenabili speculazioni. Naturalmente non
ha trascurato l’occasione per sostenere che Monteiasi si doti del Parco
Archeologico Industriale comprendente l’area delle fornaci Strusi e Corrente; i
forni sopravvivono integri forse anche perché secondo le testimonianze
dell’epoca, G. Corrente si preoccupava di far arrivare dall’Inghilterra i
mattoni refrattari che costituiscono la doppia campana dei forni, come ha avuto
modo di apprezzare anche il prof. Cottino dell’Università di Lecce in una sua
recente visita.
Angelo Scialpi di Leporano, con geniale destrezza intellettuale, ha tracciato le
linee essenziali dei problemi esistenziali che affliggono la società odierna: la
libertà aggredita da mezzi tecnologici sempre più accattivanti e coinvolgenti
che fanno scadere a livelli sempre più bassi la preparazione dei giovani
riducendo l’apprendimento a pura applicazione d’esercizio momentaneo. “I giovani
devono fermarsi un attimo –ha tra l’altro sostenuto il prof. Scialpi- dopo aver
spento il cellulare, e pensare che il loro correre verso il divertimento
effimero e verso il chiasso potrebbe anche essere un voler correre obbligato
verso l’inconsapevolezza e la omologazione: mali che hanno affranto la vita
passata. Abbiamo bisogno di tutti per sollevare il capo e riprendere il cammino
della civiltà, dopo aver ricordato e dopo esserci responsabilizzati”.
Anna Marinelli di San Giorgio, responsabile tra l’altro del circolo “Agnini”,
profonda conoscitrice dell’animo umano analizzato e sublimato in versi raccolti
in numerose sue opere tradotte in varie lingue, ha letto una delle sue più
recenti composizioni “Notte di san Lorenzo” soffermandosi, poi, e disquisendo
sui temi dell’umano e del sociale che sono a lei più cari.
Anna Maria De Vittorio di Statte ha sottolineato il vigore con cui c’è bisogno
di coinvolgere i bambini e i giovani nel renderli partecipi delle testimonianze
più vive e significative delle nostre comunità senza trascurare il recupero dei
reperti degli strumenti di lavoro, delle esperienze umane le più valide e
generose, dei canti e delle nenie di cui lei stessa si è resa protagonista
ammaliando ragazzi e pubblico con la ninna-nanna della nonna.
Giovanna Matichecchia, porgendo il saluto a nome del Gruppo, ha voluto far
omaggio della lettura di una poesia di A. Marinelli, “Paradise”, che oltre a
deliziare i presenti ha fatto commuovere la stessa Autrice per la puntigliosa,
armonica e appassionata interpretazione.
Ha collaborato alla “tre sere” con acceso entusiasmo e viva partecipazione Anna
Rosa Bucci.
Il saluto per l’Amministrazione Comunale è stato portato da Gian Piero Strusi,
delegato alla Cultura. (Aldo Galeano)
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