Monteiasi.it ......incontra Francesco Domenico Matichecchia
5.000 vocaboli dialettali
8.500 frasi dialettali con traduzione in italiano
3.500 sinonimi dialettali
340 pagine
20 anni di reperimento dati
3 anni per scriverlo
sono questi i dati straordinari del
VOCABOLARIO del DIALETTO MONTEIASINO,
l’ultimo lavoro di Francesco Domenico Matichecchia che sarà in edicola alla fine di luglio.
D. Dopo che hai abbandonato l’attività teatrale vernacolare, ti presenti con un lavoro che susciterà curiosità per tutti i cittadini di Monteiasi.
R. Innanzitutto precisiamo che non ho abbandonato l’attività teatrale vernacolare. La stesura del vocabolario mi ha portato via tantissimo tempo. Stare alla scrivania tutti i pomeriggi per tre anni, con punte di quattro, anche di cinque ore al giorno, è stata un’impresa improba e trovare uno spiraglio per scrivere e, soprattutto, far rappresentare una nuova commedia non è stato possibile.
Il teatro resta il mio grande amore e continuo a seguirlo grazie alla mie commedie che vengono rappresentate e portate in giro da compagnie di altri paesi.
Per quanto riguarda la tua affermazione: “ …susciterà curiosità per tutti i cittadini di Monteiasi.” spero fortemente che non sia curiosità ma un interesse, un interesse per la nostra parlata, per le nostre radici, per la nostra storia.
D. Come sei arrivato a scrivere questo Vocabolario Dialettale?
R. Non è stata una cosa improvvisata. L’idea mi balenò nella mente che ero ancora un giovincello, così iniziai a prestare maggiore ascolto agli anziani, registravo nella mente le parole ed una volta a casa le appuntavo su dei fogli (con l’avvento del computer iniziai ad immagazzinarli in un file).
A distanza di anni mi sono ritrovato un numero considerevole di parole dialettali. Affinché non andassero perdute, ho deciso di condensarle in una raccolta che ho chiamato appunto: Vocabolario del Dialetto Monteiasino.
D. Una raccolta di ben 5.000 parole.
R. Non si tratta della sola raccolta. Per ogni parola vi sono i vari significati in italiano, l’eventuale origine latina, greca, spagnola, araba, ecc., gli eventuali sinonimi dialettali, una o più frasi in dialetto con le corrispondenti traduzioni in italiano: Per ogni verbo, inoltre, in più vi è tutto il presente indicativo ed il participio passato. Per meglio farmi capire ti mostro la prima pagina del Vocabolario:
A
* * * * *
Abbàšciu (‘bbàšciu) avv. Opposto di sopra. Giù, di sotto, abbasso. Sòtta. ♦ Abbàsciu alla cantìna - Giù in cantina. Abbàšciu alla marìna ddò si vènnә lu pèscә… - Giù alla marina dove di vende il pesce… (nota canzone popolare pugliese).
Abbàtu (‘bbàtu) sm. Essere prudente. Prestare attenzione. Applicazione o concentrazione della mente e dei sensi sulla presenza o nell'attesa di un evento. Prudente, cauto, vigile, accorto. Attièntu. ♦ Catìu piccè no mmittìu abbàtu allu limmutàru - Cadde perché non fece attenzione al gradino. Bbàt’a Ppèppu - Attento a Giuseppe. Mitt’abbàtu a qquìru ca fačə – Attenzione a quello che fai.
Accasà (‘ccasà) v. tr. rif. Unirsi in matrimonio. Sposarsi, maritarsi. [Dal lt. ad+casare]. ♦ Ind.p. ìu mi ccàsu, tu ti ccàsə, ìddu si ccàsa, nùə nni ccasàmu, vùə vi ccasàtə, lòru si ccàsunu. - p.p. ccasàtu. ♦ Pèppu s’à ccasàtu bbuènu – Giuseppe ha fatto un buon matrimonio.
Accattà (‘ccattà) v.tr. Acquistare mediante il pagamento del prezzo richiesto. Comprare, rifornirsi. [Dal lt. adcaptare]. ♦ Ind.p. ìu ccàttu, tu ccàttə, ìddu ccàtta, nùə ccattàmu, vùə ccattàtə, lòru ccàttunu – p.p. ccattàtu. ♦ Ricuèrditə cu ccàttə lu pànə – Ricordati di comprare il pane. Ccàttunu e ccàttunu e ppò no rrìunu alla fìnə ti lu mèsə – Comprano e comprano e poi non arrivano alla fine del mese.
Accàttu sm. L’oggetto che si è comprato. Acquisto, guadagno. [Dal lt. accatum]. ♦ Mu fàttu nnu bbèdd’accàttu! – Abbiamo fatto un bell’acquisto! (modo ironico per sottolineare una fregatura).
A ccattùsu loc. Buttarsi con la testa in giù. A tuffo. ♦ Còmu vitìu lu bbortafògliu ‘n tèrra, si minò a ccattùsu. – Come vide il portafoglio per terra, si butto a tuffo.
Ácchia Avv. Chissà, chi sa. Ci sàpə, va vvitə. ♦ Ácchia ci è?- Chissà chi è? Ácchia ddò štè - Chissà dove si trova.
Acchià v.tr. Risultato positivo di una ricerca. Trovare, rinvenire, incontrare. Circà. ♦ Ind. p. ìu àcchiu, tu àcchiə, ìddu àcchia, nùə acchiàmu, vùə acchiàtə, loru àcchiunu – p.p. acchiàtu. ♦ Á ssciùt’acchià la màmmisa allu spitàlә - È andato a trovare la madre in ospedale. Tànta à ggiràtu ca l’acchiàtu – Tanto ha girato che l’ha trovato. Mi vèn’àcchia ògñə ttànta – Mi viene a trovare di tanto in tanto.
Acchiatùra sf. Vasi in terracotta contenenti monili o monete risalenti al periodo della Magna Grecia che venivano alla luce inaspettatamente durante i lavori dei campi. Ritrovamento fortunoso di qualcosa di prezioso. Tesoro. ♦ S’à rricchišciùtu cu nn’acchiatùra - Si è arricchito per aver trovato un tesoro. Mèntr’aràva assìu nn’acchiatùra ti sòtta tèrra. – Mentre arava uscì un tesoro da sotto terra.
Áccia sf. Pianta mangereccia delle Ombrellifere di cui si gustano, solitamente crude, le grosse costole fogliari che vengono utilizzati anche nella preparazione dei condimenti. Sedano. [Dal lt. apium]. ♦ Ccàtta nna càpu t’àccia pi scazzicà lu stòmmicu – Compra del sedano per stimolare la fame. Cummà, no è cca tiènə nna figghiàzza t’àccia p’ìntr’allu sùcu? – Comare, per caso ti trovi una foglia di sedano per dentro il ragù?
Acciardà (‘cciardà) v.tr. Osare con un certo timore o senza troppa convinzione. Azzardare, rischiare, arrischiare, ardire. Tintà, pruà. ♦ Ind.p. ìu acciàrdu, tu acciàrdə, ìddu acciàrda, nùə acciardàmu, vùə acciardàtə, lòru acciardùnu, p.p. acciardàtu. ♦ Ma còmu, s’acciàrda a ppassà cu llu rùssu? – Ma come, si arrischia a passare con il (semaforo) rosso?
Acciàrdu (‘cciàrdu) sm. Rischio cui si va incontro senza conoscere alcuna possibilità a favore o contro. Azzardo, pericolo. [Dal fr. hasard, dall'ar. az-zahr 'dado']. Tintatìu. ♦ Sciucà li sòrdә a ccàrtә è nn’acciàrdu – Giocare i soldi a carte è un azzardo. Tòtta la vìta sòa è štàta nn’acciàrdu. – Tutta la sua vita è stata un pericolo.
Accièssu sm. Raccolta di pus in una parte del corpo, dovuta per lo più ad infezione. Ascesso. [Dal lt. abscessus-us]. ♦ Tègñu nn’accièssu allu vangàlә – Ho un ascesso ad un molare.
Acciòdda sf. agg. Pianta mangereccia (Apium graveolens) dal sapore amarognolo e quasi piccante che i nostri avi gustavano con le fave; un tempo cresceva rigogliosa nelle acque del “muèlu”; diminutivo di àccia. Sedano selvatico. ♦ Li fàvә l’agghiù ccumpagñàtu cu ll’acciòdda – Le fave (che ho mangiato) le ho gustate assieme con il sedano selvatico.
Accitè (‘ccitè - accìtirə, ‘ccìtirə) v.tr. Privare della vita. Uccidere, assassinare. [Dal lt. occidere]. Scannà. ♦ Ind.p. ìu ccìtu, tu ccìtə, ìddu ccìtə, nùə ccitìmu, vùə ccitìtə, lòru ccìtunu, - p.p. ccìsu. ♦ Á ccìsu pi nno èssirə ccìsu – Ha ucciso per non essere ucciso.
D. Il nostro dialetto che storia ha?
R. La nostra parlata, come tutte le altre, è molto più antica dell’italiano e contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è una derivazione del “Tarantino”che, pur vantando una storia millenaria di egemonia sul territorio jonico, non è mai riuscito ad imporre la sua influenza linguistica rimanendo una lingua locale, circoscritta alla città ed ai suoi soli quartieri. Il nostro vecchio linguaggio, infatti, è molto più simile al salentino, nella versione brindisina, che non a quello del nostro capoluogo di provincia.
Le motivazioni potrebbero ricercarsi in eventi storici come l’appartenenza di Monteiasi per diversi secoli alla Diocesi di Oria e quindi territorio della Terra d’Otranto (come è facile accertare consultando l’archivio dello Stato Civile del Comune) oppure, cosa più probabile, a causa della sua posizione geografica posta nell’immediata periferia della Penisola Salentina.
Nel nostro vocabolario, a causa delle tante egemonie straniere che abbiamo subito nel corso dei secoli, non è difficile trovare parole di origine greca (VII – VI sec. a.c. con la Magna Grecia), spagnola (Borboni - Regno delle Due Sicilie), francesi (Giuseppe Bonaparte), per non parlare delle tante scorribande Arabe.
D. Per noi “anziani” parlare il dialetto è cosa naturale per i giovani invece?
R. Per quelli di una certa età parlare il dialetto è cosa naturale, poiché da piccoli hanno appreso e potevamo apprendere da chi li ha allevati solo quella parlata e l’italiano è stata una seconda lingua imparata a scuola non senza difficoltà. I giovani riescono a comprendere perfettamente il significato delle parole dialettali ma non lo parlano in toto perché, sembrerà strano, non conoscono le regole grammaticali e quando si cimentano in tale linguaggio sono impacciati, non rendono al dialetto la giusta cadenza o la giusta armonia.
Il Monteiasino, infatti, ha le sue regole grammaticali da cui non si può prescindere. Noi che abbiamo sempre parlato il dialetto queste regole le applichiamo inconsapevolmente, meccanicamente, senza rendercene conto
D. Per la pubblicazione ti ha aiutato qualcuno?
R. No, la spesa economica per la stampa è stata tutta a mio totale carico, non ho avuto alcun contributo o, come si usa dire, nessuno sponsor per il semplice fatto che ho ritenuto opportuno non chiedere nulla a nessuno, pur sapendo che avrei trovato delle porte aperte.
D. Quanto costerà una copia del volume?
R. Il prezzo non è stato ancora fissato, l’obiettivo non è guadagnare ma recuperare almeno le spese sostenute, come ho fatto per le precedenti pubblicazioni, in modo tali da investirli nelle prossime pubblicazioni, visto che le idee e materiale non mancano.