“I miei pensieri non sono i vostri pensieri, né
le vostre vie sono le mie vie”, dice il Signore.
Molte volte in questo ultimo periodo ho ripetuto mentalmente questa certezza
biblica, cercando di riflettere anche sul significato più recondito, pensando di
rispecchiare i sentimenti dei protagonisti di questo avvicendamento all’interno
della comunità di Monteiasi.
E se ho voluto esordire in questa maniera è perché voglio ribadire la nostra
profonda e intima obbedienza a Lei, Mons. Arcivescovo, pur in un momento in cui
potrebbero le scelte sembrare incomprensibili agli occhi degli uomini, ma
sicuramente intrise di una logica provvidenziale agli occhi di Dio.
Dio ha un piano divino anche per la nostra vita. I ragionamenti umani, i nostri
sentimenti, di paura o di insicurezza, possono impedirci di individuare questo
piano e di ubbidire a Dio. Le nostre emozioni, la nostra logica, i nostri
calcoli, vorrebbero impedirci di seguire la strada che Lui ci indica; una strada
che deve essere seguita per fede e non per visione. Quella strada ci sembra
irrazionale, se la consideriamo da un punto di vista umano; ma è molto
ragionevole, se la consideriamo dal punto di vista di Dio, che è perfetto nella
Sua saggezza. Se crediamo che i pensieri di Dio siano migliori dei nostri,
allora non dobbiamo fare altro che ubbidire alla Sua Parola.
Ed è stata l’ubbidienza, sicuramente, che ha indicato la strada di una scelta
non facile al nostro caro Don Cosimo. Sì caro a noi, alla nostra comunità
parrocchiale, alla comunità civile del nostro paese. Ricordi don Cosimo? Otto
anni ed otto mesi fa, proprio io nell’indirizzo di saluto ti dissi che questa
comunità aveva imparato ad amarti ancor prima di conoscerti. Ora, e te lo dice
proprio chi forse ha dovuto impiegare più tempo per essere da te accettato, il
nostro amore cristiano per te è ancora più forte, perché ti abbiamo conosciuto,
perché ti abbiamo visto all’opera, perché ti abbiamo seguito nelle gioie e nei
dolori, pur nei limiti reciproci dell’umana esistenza. Continueremo a seguirti
con la preghiera, convinti che anche tu porterai questa comunità nel tuo grande
cuore.
Ed è stata la stessa ubbidienza che ha determinato l’accettazione di un compito
sicuramente non facile da parte del nostro Don Emiliano. Sì già nostro, perché
figlio di questa comunità. Ma ora, caro don Emiliano, ricorda che più che figlio
sei padre di questa comunità. Un padre che deve saper incoraggiare come anche
correggere, con tanta docilità; che sappia indirizzare, come anche frenare, con
grande decisione; che sappia in definitiva indicare la giusta via da percorrere,
con la vita e le azioni. Siamo convinti che tutto ciò non ti mancherà, così come
non verrà mai meno il nostro apporto nel continuare nella nostra specifica
missione, se tu vorrai, con la preghiera e la fattiva presenza.
Ed è stata ugualmente la stessa ubbidienza che non ha determinato azioni
plateali da parte di questa comunità. Una comunità che ha dimostrato di essere
adulta nella fede, come il nostro Vescovo ha sempre voluto che fossimo. Una
comunità che ha sempre legato la propria fede all’unico fondamento di essa:
Cristo e Cristo crocifisso. Una comunità che crede e testimonia il dolore della
morte e la gioia della resurrezione. Una comunità che, e lo dice chi a volte ne
ha dovuto conoscere la triste realtà, ora più che mai, con l’aiuto del Signore,
dovrà sfatare la logica del “profeta” in casa.
Da dove ci verrà l’aiuto? Così dice il salmista: “Dio non permetterà che il
nostro piede vacilli, colui che ci protegge non sonnecchia... L'Eterno è colui
che ci protegge... L'Eterno ci custodirà da ogni male; egli custodirà la nostra
vita. L'Eterno custodirà il nostro uscire e il nostro entrare, ora e sempre”.
Amen.